Ci sono persone che dicono di innamorarsi sempre della persona sbagliata, persone che portano avanti due relazioni contemporaneamente e non sanno decidere, persone che soffrono in amore ma non sanno dire “basta!” e ci sono invece coppie il cui legame è forte e sicuro.
Da cosa dipende l’innamoramento?
Perché ci si innamora di una persona anziché di un’altra?
E’ una scelta o un caso?
Molte volte si sente dire: “mi sono innamorato, non lo so perché, la amo e basta” oppure “tra tanti uomini ho sentito che lui era quello giusto per me”.
Altre volte invece l’innamoramento viene spiegato razionalmente in base al “principio di somiglianza” ovvero: “mi sono innamorato perché siamo simili, abbiamo caratteristiche comuni e condividiamo gli stessi interessi”.
Quest’ultima è sicuramente una variabile importante dell’innamoramento in quanto la somiglianza permette una maggiore condivisione di esperienze e garantisce maggiore vicinanza, ma non è la variabile principale.
L’aspetto fondamentale che ci guida verso la scelta del partner ha radici più profonde e comprende lo schema del primo innamoramento con i genitori. L’attaccamento del bambino alla persona che si prende cura di lui (di solito la madre ma anche il padre oppure i nonni, ecc) avviene nei primi mesi di vita. Le caratteristiche e le modalità allevanti della figura di attaccamento, siano esse adeguate, distorte o carenti, saranno riconosciute dal piccolo come proprie di chi si dovrà prendere cura di lui perciò accettate. Vengono così costruiti degli schemi interni, delle immagini interiori, una relativa a se stesso e una relativa alla figura di attaccamento, ed esse verranno poi riproposte in tutte le relazioni future da adulto.
Se, nel corso della mia esperienza personale ho appreso che in una relazione affettiva c’è da aspettarsi il rifiuto, le critiche e i soprusi è molto probabile che, nonostante le sofferenze che provo ad essere rifiutato e criticato, io selezionerò come partner qualcuno che mi faccia soffrire. Molto probabilmente un partner attento ed affettuoso, il cui schema di accudimento e cura è incompatibile col mio e non familiare, mi sembrerà noioso e poco interessante.
Se si crede che gli altri non siano disponibili si tenderà ad avvicinarsi ad essi in maniera difensiva, aumentando la probabilità di essere rifiutati. Se ci si concentra solo sui segnali di inaffidabilità, si tenderà a fare continue scenate, esasperando anche un partner ben intenzionato fino a trasformarlo in un partner inaffidabile. In sintesi questi schemi sono delle vere e proprie profezie che si autoavverano.
Nell’amore noi non vogliamo solo ritrovare qualcosa dell’amore originario verso i nostri genitori, ma in ogni nuova relazione cerchiamo anche di colmare i vuoti e di compensare ciò che non abbiamo avuto a causa di genitori non attenti alle nostre esigenze affettive. Ci si aspetta dunque che, rimettendo in scena lo stesso copione più volte, alla fine il finale della storia sia diverso. Spesso però risulta difficile riuscire a colmare i vuoti se si ricerca sempre lo stesso stile affettivo inadeguato dell’infanzia.
L’equilibrio tra questi due aspetti permette di sviluppare un amore sano, il disequilibrio porta spesso alla dipendenza affettiva e alla co-dipendenza dei partner.
““l’amore è rischio, nell’amore conosciamo noi stessi””
Dott.ssa Manuela Ferrara