Quante volte ti trovi a sentire crescere la rabbia proprio con la persona che ami?
Ti sei mai chiesto cosa nasconde questa emozione?
Rabbia non è una parolaccia, è un’emozione umana, primordiale e naturale che aiuta la persona a difendersi. La rabbia è un segnale di avvertimento che è bene non trascurare, ci avvisa che qualcuno ci sta facendo del male e che i nostri bisogni non vengono adeguatamente soddisfatti…insomma c’è qualcosa che non va.
Proprio come il dolore fisico ti ferma di fronte ad una situazione così la rabbia protegge il tuo IO da un attacco.
In amore siamo tutti vulnerabili e questo va messo in conto.
Quando si ama si lasciano scoperte le parti di sé più sensibili, quelle che, se toccate, possono far soffrire molto. Non è possibile amare davvero rimanendo chiusi nel proprio guscio, amare dunque è anche rischio.
Quando si ama si mette in moto quello che viene chiamato “attaccamento” ovvero quell’insieme di comportamenti a atteggiamenti che contribuiscono al legame tra due persone le cui radici possono essere rintracciate nel primo legame di attaccamento con la madre.
Proprio come da bambini nel legame con la madre, anche da adulti nel legame col partner, si desidera mantenere la vicinanza, si desidera sentirsi al sicuro, si può provare ansia alla separazione, si riesce a staccarsi se si è certi di non essere lasciati soli e che l’altro c’è emotivamente ed è disponibile.
Che cosa succede dunque quando l’altro non ti da sicurezza?
Quando hai un problema e lui/lei c’è fisicamente ma non lo senti emotivamente?
Quando si allontana e ti lascia nell’incertezza?
Quando non ti dimostra il suo amore?
Quando ti tradisce?
In tutti questi casi, proprio come accade nei bambini, comincia a salire l’ansia dell’abbandono, la paura di essere lasciati soli, la paura di non essere amati.
La rabbia può allora manifestarsi con tutta la sua potenza, una rabbia che, tanto più è rumorosa, tanta più sofferenza deve coprire.
Che cosa puoi fare allora?
Già riconoscere che la propria rabbia e quella del partner nasconde la paura di non essere amati e accettati serve per vedersi con occhi diversi. Ciò ti aiuterà a cogliere la sofferenza invisibile camuffata dalla rabbia.
Puoi anche chiederti:
– Quale punto sensibile ho colpito rispetto a lui/lei?
– In quale punto sensibile sono stata/o colpito io?
– Quale segnale di attaccamento mi è mancato o ho fatto mancare? Alcuni esempi potrebbero essere: Aveva bisogno di me e non ero disponibile? Mi stava parlando ma non stavo davvero ascoltando?, Si è preoccupata per me e non me ne sono accorto? Ecc…ecc…
– Pensa alla tua storia. Il tuo punto sensibile si è attivato nella relazione con i genitori, con i tuoi fratelli o sorelle, in altre relazioni d’amore, o nella relazione attuale? Da dove arriva e quali sono le situazioni attuali che lo riaccendono?
– Il tuo partner sa che hai questo punto sensibile?
– E tu lo sai quali sono i suoi punti sensibili o ti fermi solo ad ascoltare il rumore della rabbia?
Siano naturalmente riluttanti a confrontarci con le nostre fragilità, la società impone di essere forti e invulnerabili. Spesso è proprio con il partner che ci nascondiamo di più per il timore di diventare meno attraenti ai suoi occhi e per il timore che, una volta scoperti, lui possa farci male usando proprio la nostra debolezza. L’istinto porta dunque a proteggerci.
Quando un bambino piange si accetta la sua vulnerabilità e il suo bisogno di essere accudito emotivamente e sostenuto. Da adulti ci hanno insegnato che non può più essere così. Accade invece che, il bambino interiore in ognuno di noi, a volte pianga e abbia bisogno di essere accudito, ascoltato, coccolato e compreso.
La verità è che in una coppia se non si impara ad ascoltare se stessi e l’altro difficilmente ci sarà quella connessione emotiva che permette al rapporto di crescere forte e stabile.
Quando sei pronto a condividere col tuo partner la tua vulnerabilità comincia a farlo piano piano. Non è necessario spogliarsi completamente della corazza rimanendo nudi con la sensazione di essere completamente indifesi. Puoi anche cominciare con una frase del tipo: “è difficile per me condividere questa cosa….”, una volta che ti sarai sentito accolto nella tua sofferenza potrai aprirti un pochino di più. Normalmente ciò dovrebbe avere come reazione un’apertura anche del tuo partner rispetto alla condivisione delle sue vulnerabilità con te. La connessione comincia a tornare proprio in quei momenti.
Se invece hai una relazione in cui non hai fiducia, in cui temi l’altro e le sue buone intenzioni verso di te, è più utile non scoprirsi ma rivolgersi ad un terapeuta. Potrebbe anche essere il caso di dover interrompere la relazione.
“Due mezze mele insieme non ne fanno una, rimarranno due mezze mele da sole. Solo se accetti anche le tue vulnerabilità potrai formare una vera coppia”
Dott.ssa Manuela Ferrara – Psicologo e Psicoterapeuta