“Io esisto nel momento in cui mi sento visto emotivamente”
Il bambino che percepisce di essere emotivamente visto e che sente i suoi bisogni soddisfatti sarà legittimato a viverli, percepirà sicurezza nella relazione, si sentirà degno di amore incondizionato, imparerà ad affidarsi e connettersi con l’altro.
Da qui si evince l’importanza della relazione madre-figlio, quella relazione corporea, di con-tatto, di sguardi reciproci, di riconoscimento degli stati emotivi e di contenimento degli stessi.
Proprio così lo stress del neonato si placa, quando viene cullato, abbracciato e toccato, quando sente che c’è sintonizzazione e connessione emotiva.
Il modo più naturale per riorganizzare i propri stati interni di sofferenza e angoscia è proprio questo e ci accompagnerà “dalla culla alla tomba” (Bolwby, 1982). Si perché ci sono sempre più evidenze scientifiche a supporto del fatto che il “conforto accudente” delle relazioni intime protegge e cura ognuno di noi.
E’ da questa relazione unica con la madre che, nel bambino, si svilupperà quella sicurezza relazionale che sarà la base di tutte le sue future relazioni.
La sana dipendenza, infatti, incoraggia l’autonomia e la fiducia in se stessi, a partire dal primissimo legame con la madre fino al successivo legame col partner in età adulta.
Ma che cosa accade quando la madre è emotivamente indisponibile?
Nel paradigma denominato “Still Face”, lo psicologo americano Edwuard Tronick, evidenzia chiaramente la reazione del bambino di fronte alla presenza e assenza di sintonizzazione emotiva con la madre.
In questa procedura inizialmente la madre gioca col bambino e, successivamente, le viene chiesto di mantenere un volto immobile e inespressivo, per poi tornare a sintonizzarsi emotivamente con lui.
In un primo momento il bambino reagisce in maniera drammatica e angosciata, la sensazione è: “la mamma non c’è più!”, “non siamo più in contatto!”. Successivamente cercherà di riparare la relazione, la madre tornerà disponibile ed è proprio questo “processo di riparazione” che permetterà di recuperare il legame.
Se gli episodi di disconnessione emotiva con la madre sono episodici il bambino riuscirà a riorganizzarsi, se invece sono ripetuti si disorganizzerà, depositerà le armi e tenderà a chiudersi in se stesso. Un po’ come se il suo sentire fosse: “non ho più chance, ho fallito”
Quando le disconnessioni emotive sono molte e reiterate difficilmente potrà avvenire una riparazione totale, apparirà il così detto “effetto coda” ossia, ad ogni disconnessione, si aggiungeranno i rimasugli delle precedenti, un po’ come se una piccola pallina di neve ad ogni rotolare diventasse una valanga.
Le fatiche della genitorialità
Ci sono donne che diventano madri senza consapevolezza, che devono lottare con la depressione, che si sentono inadeguate e con scarsa autostima. A loro volta, forse, sono state private dell’accudimento emotivo necessario per potersi amare.
Se una donna non è stata a sua volta vista emotivamente dalla propria madre, né legittimata nel suo sentire emotivo, avrà difficoltà a farlo con il figlio. La mancanza di questa competenza sarà un ostacolo alla capacità di riconoscere, rispecchiare, contenere e regolare le angosce del figlio.
Tenderà dunque a non entrare in contatto con lui perché “meglio non entrare in contatto piuttosto che essere rifiutati”. Perché essere rifiutati è pericoloso tanto quanto mettere il piede in un chiodo. Il cervello mammifero funziona così, il dolore è lo stesso.
Spesso le persone arrivano in psicoterapia portando l’ultima situazione di disagio, ma di norma quella è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso…e dopo un po’ si arriva al: “quando avevo bisogno non c’era nessuno che mi consolava”.
La madre perfetta non esiste, esiste la “madre sufficientemente buona” come diceva il pediatra inglese Donald Winnicot, quella che, pur stanca e affaticata, fa del suo meglio mettendo da parte le imperfezioni.
Il partner poi, può fungere da sostegno emotivo e diventare un secondo momento di possibilità, il porto sicuro che forse allora era mancato, un’altra chance di riconnessione.