Quante volte nella nostra vita ci siamo trovati alle prese con degli ostacoli, dei punti interrogativi, davanti ad un bivio, ovvero di fronte a situazioni nelle quali bisogna prendere delle decisioni.
Ogni giorno facciamo delle scelte, dalle più banali alle più rilevanti e significative e, anche quando non si sceglie, stiamo già facendo una scelta.
Il cambiamento è insito nella natura umana e, come dice Darwin, “non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che si adatta meglio ai cambiamenti”.
Il Covid è entrato violentemente nella nostra esistenza.
E lo ha fatto senza guardare in faccia a nessuno né, tantomeno, chiedendoci il permesso; in un istante ha dato vita ad un’epoca di cambiamento globale. Giusto un anno fa il primo lockdown e lo stravolgimento delle vite di tutto il pianeta, con un malessere che sta attraversando tutt’oggi moltissimi settori.
E dunque, di punto in bianco, siamo passati dalla connessione relazionale intima e corporea a quella virtuale, dal pane acquistato dal panettiere di fiducia agli acquisti anonimi on line, dallo sport in palestra alla corsa nei pressi di casa.
E ancora siamo passati dalle cene al ristorante nei week end al “mordi e fuggi” del take away, dalla libertà di avere degli impegni fuori casa alla convivenza forzata, dal lavoro in ufficio e dalla scuola alla gestione familiare con lo smart working e la didattica a distanza, dall’avere una professione a ritrovarsi, purtroppo, senza un’occupazione…e potremmo continuare ancora e ancora.
E poi è ora d’attualità la corsa al vaccino. Si è alla ricerca di cura e protezione da questo virus che potrebbe sollevarci sia dalla malattia fisica che dalle fatiche psicologiche che tutti noi stiamo ancora vivendo, una corsa, però, ancora piena di ostacoli.
Stiamo cercando delle difese sulla salute, come per tutti gli altri aspetti della nostra vita
Cambiamento e zona di confort
Il dirompente arrivo del Covid ha spalancato dunque le porte a caos e disorganizzazione, ha determinato la saturazione degli spazi fisici e anche di pensiero, ci ha costretto ad uscire dalla zona di confort e spinti di prepotenza ad un cambiamento e ad una faticosa ri-organizzazione.
Si, la confort-zone, quella zona mentale (idee, credenze, abitudini) che dà sicurezza, tranquillità e protezione, all’interno della quale ci sentiamo distesi, rilassati e spensierati. Un po’ come se fossimo a casa nostra e pensassimo “Questo posto mi piace perché è comodo e senza sorprese, lo conosco e so come muovermi; là fuori invece è tutto ignoto ed oscuro”.
Va da sé che, nell’attuale situazione di crisi caratterizzata da forti limitazioni decisionali, imposizioni, incertezza ed incognite, la resistenza inconscia al cambiamento, sebbene meno produttiva, spesso trova strada spianata rispetto alla resilienza e alla ricerca di risorse.
Essere coscienti di questo meccanismo è già un vantaggio che può aiutare a riorientarci quando ci perdiamo e a ripensarsi. Prendersi tempo per ascoltare sè stessi è anch’essa una potente arma per imparare a conoscersi e comprendersi, per riconoscere le trappole che ci confinano all’interno della zona di confort. L’ansia patologica ad esempio, sia essa un ansia sociale o attacchi di panico, è una di queste trappole ma esiste anche l’ansia buona, una valida alleata che fornisce la carica adeguata per non fermarsi di fronte al primo ostacolo. Se rispolveri i cassetti della tua memoria è molto probabile che tu possa recuperare ricordi in cui hai dovuto “cambiare strada”, “modificare un progetto personale o professionale”, “fermarti e ripartire rimescolando le carte”, ecc…
Potresti allora chiederti:
- Che cosa mi ha aiutato?
- Come sono riuscito a gestire il disagio?
- Che cosa mi sono detto dopo aver sfidato me stesso e la mia ansia?
- Le mie previsioni erano realistiche o catastrofiche?
- Come posso, ora, trarre vantaggio da quella/e esperienza/e?
E a me? Che cosa è accaduto?
Uno psicologo è innanzitutto una persona.
Anche io, come tutti, sono stata sottoposta a tutte le dinamiche scatenate dal Covid
Lo scorso dicembre, senza troppo preavviso, il cambiamento ha bussato anche alla porta del mio Studio. L’ho fatto entrare e, a braccetto con lui, sono arrivati gli interrogativi, valutazioni da fare e decisioni da prendere. Tutto ciò nel bel mezzo delle feste Natalizie, con l’aumento delle restrizioni, con chiusure molto serrate e tempistiche molto ristrette.
In questo scenario si è affacciato un’inevitabile senso di disorientamento e un’ansia scatenata da mille pensieri…
Dunque, facendo mente locale, mi sono presa un po’ di tempo per riflettere, per ascoltare i miei bisogni, ho pensato al senso del mio lavoro e alla passione che mi lega ad esso. Il mio pensiero è andato alle persone e alle storie vissute nella stanza di Terapia e a quelle che potrei accogliere soprattutto in questo difficile periodo.
Ho riscoperto il valore della condivisione delle mie perplessità e delle mie paure. Questo mi ha fatto sentire più leggera, decidendo così di cavalcare l’onda e aggiustare il tiro strada facendo perché…se si aspetta di avere tutto sotto controllo prima di mettersi in movimento non si partirà mai.