In molte famiglie ci sono due o più figli che nascono in momenti e periodi diversi, in cui i genitori sono più o meno disponibili nei confronti di uno e dell’altro. Ogni figlio poi ha delle caratteristiche individuali, personali e uniche.
Accade spesso che, per vari motivi anche molto profondi e complessi, i genitori abbiano una preferenza per uno dei due o più figli. Ci possono essere state fantasie sull’arrivo di una femmina ed è nato un maschietto o viceversa, un figlio può avere un temperamento tranquillo e l’altro più vivace tanto da mettere in “crisi” la capacità genitoriale e l’autostima, uno può essere sano e l’altro ammalato, stimolando così un attaccamento eccessivo da parte dei genitori, sensi di colpa, ecc ecc.
Fantasie, aspettative, sentimenti diversi, somiglianze, ecc, fanno la differenza nei comportamenti dei genitori riguardo ai figli. Anche se l’ambiente familiare a cui sono esposti i fratelli è lo stesso, ha su ciascuno un “significato” diverso e influisce in modo differente sulla crescita. Ogni fratello ha dei genitori diversi anche se la famiglia è la stessa.
Le attenzioni, l’aiuto e la presenza riservate al figlio/a “malato o più debole”, “alla femmina piuttosto che al maschio”, ecc, non sono dunque le stesse. In base alle proprie preferenze, alle proprie paure e ai propri bisogni uno dei due figli potrà essere “dimenticato emotivamente” e forse anche fisicamente nel caso in cui ci sia uno zio, un nonno, ecc, al quale magari si può affidare o che si può occupare di lui.
Tutto ciò è vissuto dal figlio come un abbandono da parte di quelle persone, la mamma e il papà, che più di tutte rappresentano per lui la linfa vitale, un vero e proprio trauma emotivo.
Piano piano, chi si sente abbandonato e lasciato solo dalle principali figure di attaccamento potrà diventare aggressivo e dominato dalla rabbia per aver subito un’ingiustizia, avere paure e incubi notturni, ansia, depressione, oppure diventare autonomo troppo presto, consapevole del fatto che, accanto a lui, non c’è sostegno e “nella vita ci si deve arrangiare”.
Il figlio che si è sentito “messo da parte” e responsabilizzato troppo preso, da adulto, darà l’impressione di sapersela sempre cavare da solo, di non aver bisogno di niente, avrà difficoltà a chiedere aiuto nel momento del bisogno perché tanto “ho imparato che non mi verrà dato”, potrà essere freddo e distaccato emotivamente, serbare rancore e indifferenza, mantenere il distacco che ha dovuto subire riproponendolo nelle stesse relazioni con i genitori, nella coppia o in altre relazioni significative.
L’aspetto emotivo sarà tenuto sotto controllo e ben coperto da una vita pratica intensa, il lavoro, ecc. Potrebbe anche svilupparsi una sorta di conflittualità con il fratello o la sorella privilegiata che, non sempre verrà manifestata apertamente nei suoi confronti, ma covata all’interno e trattenuta. Resterà dentro di lui la sensazione di avere subito un torto dalle persone più importanti della sua vita e conviverà con l’attesa di un risarcimento del danno subito.
Che fare allora?
Se sei consapevole di avere delle preferenze per un figlio rispetto all’altro, o di averle avute finchè erano piccoli ma ora sono adulti, è necessario ristabilire un equilibrio. Questo soprattutto nel caso in cui ci possano essere delle conseguenze come quelle sopra citate che non sempre sono così evidenti ai genitori.
Il latte versato ormai non può più essere raccolto, i sensi di colpa non ti aiutano, le scuse non servono e, fare finta di niente, ancora meno. Il passare degli anni non cancella le sofferenze vissute e, se non elaborate e condivise, rimarranno li, dentro il cuore di ciascuno.
- Evita le frasi del tipo:”Sei grande”, “Aiutami” o “Comportati da esempio con i tuoi fratelli”. I bambini e gli adolescenti non dovrebbero mai assolvere a responsabilità più grandi di quelle che corrispondono alla loro età
- Non affidate al figlio maggiore le cure di quelli più piccoli. Non è lui/lei il genitore e non deve essere una sua competenza. In famiglia ognuno deve mantenere il proprio ruolo
- Siate presenti. Non pensiate che, solo perché il figlio maggiore è tale, non abbia necessità e bisogni di cura, attenzioni, tempo solo per lui/lei, ascolto, vicinanza emotiva e fisica. Dividetevi le “fatiche genitoriali” o chiedete un supporto che però non dovrà diventare il “surrogato della madre e del padre”
- Siate coerenti con il vostro comportamento anche per ciò che riguarda l’aspetto più pratico. Se al figlio più piccolo comprate giochi, vestiti ecc, fate la stessa cosa con il più grande in base alle sue esigenze e alla sua età
- Se invece il figlio è adolescente o giovane adulto e non ha potuto vedere soddisfatti dei suoi bisogni “materiali” (bicicletta,motorino, macchina, possibilità di studiare, uscite con gli amici, ecc) mentre al secondogenito tutto ciò è arrivato tranquillamente da mamma e papà, è importante bilanciare la situazione, per quanto possibile, nei modi e nei tempi personali di ogni famiglia, anche se sono passati degli anni.
- E soprattutto esprimete il vostro sincero amore, scusatevi per le vostre mancanze e assenze, riprenderete da dove vi siete persi. A volte può bastare una frase come: “mi rendo conto che ti sei sentito solo, mi dispiace e capisco che hai sofferto, ora vorrei poter recuperare, se me lo permetti”. A volte invece il processo di recupero dell’equilibrio perduto ha necessità di più tempo, ma, se ci si mette il cuore e l’impegno, non è impossibile.
- Un aiuto psicologico poi male non fa e può essere molto utile a velocizzare la ripresa dei rapporti e la consapevolezza di ciò che è avvenuto nella famiglia. Nei casi più difficili, invece, quando il figlio non è in grado di instaurare delle significative relazioni con l’altro sesso, quando l’ansia diventa panico o arriva la depressione, la psicoterapia è fondamentale.
“Un figlio non può decidere in quale famiglia nascere, non può cambiarla se soffre, lui è appunto un figlio…”
Dott.ssa Manuela Ferrara Psicologo-Psicoterapeuta